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Il battaglione Val Leogra nel disastro di Caporetto

Per completare la narrazione degli avvenimenti in cui furono coinvolti gli alpini vicentini nella battaglia di Caporetto, rimane da seguire la triste vicenda del battaglione Val Leogra.

Come si ricorderà, il Val Leogra, dopo i combattimenti sul monte Cimone nel 1916, si era stabilito ai piedi della contesa cima, a guardia del settore destro della val d’Astico, e qui rimase fino al 15 ottobre dell’anno successivo.

La sera del 23 partì in ferrovia e raggiunse Cividale, da cui, in autocarri fu trasportato nella zona di Montemaggiore, sotto la cresta del Gran Monte, in Zona Carnia. In quella stessa notte era iniziata la grande offensiva austrotedesca; il Val Leogra, alle 8 del 26, era in linea tra monte Brienza e Punta di Montemaggiore, assieme al battaglione Bicocca. Entrambi i reparti, con le truppe del settore, furono coinvolti nella ritirata seguita allo sfondamento di Caporetto. Verso la sera del 27 i battaglioni alpini, raggiunti anche dal Monte Clapier, furono seriamente attaccati ed impegnati in quattro successivi assalti, al termine dei quali, per sfuggire all’ormai imminente accerchiamento, si ritirarono e retrocessero verso Tarcento.

Durante il ripiegamento i falcidiati battaglioni furono impiegati in zone diverse, nel tentativo di contenere l’incalzante marcia dell’avversario. In particolare il Val Leogra sostenne duri combattimenti il 4 novembre nei pressi di Paludea, a protezione di un reparto di bersaglieri ciclisti, e il giorno successivo tra Navarons e Poffabro, contro elementi della 55ª divisione austriaca. Proseguendo nella ritirata, il 9 novembre il battaglione era a Feltre, da cui raggiunse il 26 novembre la località di Vigostano, nei pressi di Piacenza, zona di radunata del 7° gruppo alpino.

– I soldati Austriaci –

Qui, i poco più di cento alpini superstiti conobbero la loro nuova destinazione. Nell’ambito della necessaria riorganizzazione dell’esercito, molti reparti, quelli quasi totalmente distrutti o organicamente molto ridotti, furono disciolti. Il provvedimento, pur doloroso, fu inevitabile e derivante da scarsità di armamento individuale e di equipaggiamento, oltre che da grave penuria nel numero degli ufficiali, indispensabili, questi ultimi, per l’efficienza di un reparto.

Pertanto, il 30 novembre, il glorioso battaglione Val Leogra fu sciolto, seguendo la sorte di altri sedici battaglioni alpini, dei comandi di tre gruppi e di due raggruppamenti alpini.
Il Val Leogra finiva così di esistere; già nel corso della ritirata era scomparsa la 261ª compagnia, nata solamente il 15 dicembre 1916, i suoi pochi effettivi furono inglobati dalle altre due compagnie. I pochi alpini del Val Leogra rientrati incolumi furono in seguito smistati tra gli altri due battaglioni vicentini, il Vicenza e il Monte Berico, i quali accolsero con rispetto e commozione i superstiti di un reparto che, come loro, aveva fatto la storia delle valli di casa.

Tra gli alpini del Val Leogra scomparsi nella battaglia di Caporetto vi fu anche il recoarese caporale Benetti Michele, anni 22, contadino di contrada Benetti, figlio di Gioacchino e Marchi Erina. Nell’Albo d’Oro dei Caduti è citato come “disperso nell’ottobre 1917 in combattimento nel ripiegamento al Piave”.

Sul Monteaperto, nel settore di Montemaggiore, durante il ripiegamento del Val Leogra, si distinse un alpino trissinese che fu decorato con la seguente motivazione:

Ceranto Antonio, di Trissino, classe 1893, sergente 6° Reggimento Alpini, Medaglia di Bronzo: “Rimasto isolato con la propria mitragliatrice in prima linea, fermava l’attacco nemico con un fuoco ben diretto, rendendo possibile ai nostri reparti di avanzare e recuperare posizioni. Monte Aperto (UD), 27 ottobre 1917”.

di  Claudio Gattera

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