La seconda battaglia difensiva sul Grappa

(11-30 dicembre 1917)

Il mattino dell’11 dicembre un furioso bombardamento si abbatté su tutta la linea italiana dallo Spinoncia al Col Caprile. Subito dopo iniziò un violento attacco da parte di grosse unità austriache e tedesche che riuscirono ad occupare l’Asolone, il Col della Berretta e lo Spinoncia. I contrattacchi italiani portarono alla riconquista di una parte del Col della Berretta ma, soprattutto, impedirono la presa del Col dell’Orso e l’infiltrazione in Val Calcino, tra il Valderoa e lo Spinoncia. Nei giorni seguenti la lotta si sviluppò cruenta attorno al Solarolo; in seguito furono perduti il Col Caprile e il Valderoa e i reparti austroungarici si impossessarono definitivamente dell’Asolone. L’accanita resistenza italiana opposta il 17 e il 19 dicembre nel settore del Solarolo ebbe, alla fine, ragione dei continui attacchi e infranse le speranze avversarie di raggiungere la pianura attraverso il monte Grappa. Di più, il 19 gli italiani contrattaccarono sull’Asolone, riportando le linee sulle pendici del monte e il 30 dicembre la 47ª divisione francese, riconquistò il monte Tomba.

– Cima Grappa –

Con la fine dell’anno 1917 si concluse la battaglia d’arresto sul Grappa, da allora il fronte si stabilizzò e i reparti si predisposero a trascorrere il terzo inverno di guerra, peraltro già iniziato da tempo con nevicate e temperature particolarmente rigide.

Un generale tedesco parlando nelle sue memorie della conclusione della battaglia d’arresto sul Grappa scrisse: “Così si arrestò a breve distanza dal proprio obiettivo l’offensiva ricca di speranze e il Monte Grappa divenne il Monte Sacro degli italiani i quali, a buon diritto, possono andar fieri di averlo vittoriosamente difeso contro gli sforzi delle migliori truppe austroungariche e dei loro camerati tedeschi”. Come già si è visto, gli alpini dei battaglioni vicentini non furono impiegati direttamente nella battaglia d’arresto sul Grappa. Vi furono comunque alpini della valle dell’Agno, appartenenti ad altri battaglioni, che parteciparono alle operazioni sul Massiccio.

E’ il caso del recoarese caporale Santagiuliana Marco Matteo, anni 27, figlio di Marco e Pozza Maria Luigia Teresa, contadino di contrada Santagiuliana. Apparteneva alla 54ª compagnia del battaglione Vestone. Il reparto era stato impiegato in giugno nella battaglia dell’Ortigara, dove aveva perduto 523 effettivi. Il 7 novembre, in conseguenza dell’avanzata austrotedesca nella pianura veneto friulana, anche sull’Altopiano erano iniziati i movimenti di ripiegamento sulle linee prestabilite. Il 13 il Vestone scese a Valstagna e si accampò nei pressi di Roncobello, in Val Brenta, ai piedi del Grappa. In particolare la 54ª compagnia si portò in linea allo sbarramento di San Marino, subendo un primo attacco il 21. Due giorni dopo, sostenute da violento fuoco di artiglieria, le truppe austrotedesche rinnovarono l’attacco. Respinte una prima volta, riuscirono a sfondare sul versante sinistro della valle e aggirarono la linea, vincendo la resistenza degli alpini. Nello scontro vi furono 3 morti, 22 feriti e 546 dispersi (morti o prigionieri). Tra di essi il nostro recoarese, la cui scomparsa è così riportata nell’Albo d’Oro dei Caduti: “disperso il 23 novembre 1917 in Val Brenta in combattimento”.
Alla 20ª compagnia del battaglione Cividale apparteneva il valdagnese sottotenente di complemento Fin Valerio Gino, anni 23, di Francesco Fioravante e Cappellazzi Eufrosina, merciaio abitante in via XX settembre. Morì eroicamente alle ore 16 del 25 novembre 1917 sul Monte Fontanasecca, dopo l’attacco italiano contro la quota 1601 del Solarolo (cima D’Avien), a causa di una ferita penetrante nella scatola cranica. Valerio Fin, comandante di un plotone della 20ª schierato tra il Fontanel e il Solarolo, recuperò due mitragliatrici italiane catturate dagli austriaci, le girò e respinse gli attacchi provenienti dal Fontanasecca. Portandosi oltre i reticolati per inseguire i nemici in fuga, fu colpito a morte. Fu sepolto sulle pendici del Fontanasecca.

Nel diario storico del reparto l’azione di quei giorni è così descritta: “Il 24 novembre l’avversario tenta di completare l’occupazione di M. Fontanasecca. A fronteggiare la nuova minaccia accorre la 20ª compagnia; essa infatti, con mirabile slancio, impegna il combattimento ed avuto ragione dell’avversario, lo costringe a ripiegare. Un altro e più tenace attacco sferrato il giorno successivo s’infrange contro la salda resistenza degli alpini. Su di essi, però, s’abbatte micidiale il fuoco delle batterie senza peraltro scuoterne la salda compagine. Più tardi, per l’improvviso ripiegamento di altri reparti, il fianco destro della compagnia rimane scoperto; il nemico ne approfitta e torna avanti obbligando la 20ª a ripiegare sulla linea del Solarolo. Alla sera del 26, il Cividale, sostituito dall’Arvenis, passa in riserva…”.

– Il capitano Gaetano Garbin, medaglia di bronzo –

– Gaetano Garbin, presidente della Sezione dal 1952 al 1963 –

– Il valdagnese Valerio Fin 

– Il cornedese Tarcisio Maule –

Per il suo comportamento, Valerio Fin fu decorato con la seguente motivazione: Fin Valerio Gino, di Valdagno, sottotenente dell’8° Reggimento Alpini, Medaglia d’Argento: “Comandante di un plotone, di sua iniziativa concorreva a riconquistare una nostra sezione mitragliatrici caduta in mano del nemico. In un brillante contrattacco inseguiva l’avversario oltre i reticolati, infliggendogli perdite gravi. Colpito a morte, le sue ultime parole furono ancora di incitamento ai suoi soldati. Monte d’Avien, 25 novembre 1917”.
Sul Col della Berretta, in seguito alle ferite riportate in combattimento, morì in quei giorni il tenente Maule Tarcisio, di Cornedo, anni 24, figlio di Nicola Guerrino e Perazzolo Matilde. Non possediamo molti dati sulle circostanze della sua morte, tuttavia è significativa la motivazione della medaglia che gli fu assegnata:

Maule Tarcisio, di Cornedo, tenente del 6° Reggimento Alpini, Medaglia di Bronzo:

Comandante di una compagnia, seppe tener testa ai ripetuti attacchi del nemico, in forze soverchianti preceduti ed accompagnati da furiosi bombardamenti, accorrendo sempre dove maggiore era il pericolo ed incitando con l’esempio e la parola i suoi dipendenti alla resistenza, finché non venne gravemente ferito. Bell’esempio di coraggio e virtù militari. Col della Berretta, 22-26 novembre 1917”.

Un altro valdagnese si distinse particolarmente negli scontri di quei giorni. Si tratta del capitano Gaetano Garbin che già abbiamo conosciuto durante la trattazione degli avvenimenti del 1915. Come si ricorderà, il 2 giugno di quell’anno, quando era sottotenente del battaglione Cividale combatté sul Monte Sleme e fu decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. In seguito partecipò a molte altre azioni, rimanendo ferito tre volte, meritando nuove onorificenze e una promozione per merito di guerra. Lo ritroviamo nella battaglia d’arresto sul Grappa, quando era capitano nel battaglione Monte Rosa, del 4° alpini. Il reparto era stato impiegato dall’agosto 1916 nel settore di Monte Cauriol dove, con il Feltre, partecipò alla presa di cima Gardinal.

Il Monte Rosa rimase in quelle zone fino al 4 novembre 1917 quando, a seguito dello sfondamento di Caporetto, fu destinato allo sbarramento di Tezze, in Val Sugana. Vi giunse il 10 e il giorno dopo si schierò a protezione delle truppe in ritirata verso Cismon. Il 17 novembre, dopo essere transitato per Solagna e Borso, il battaglione salì sul Grappa prendendo posizione sul tratto di linea da Monte Pertica a Case Tasson, affiancando i fanti della brigata Trapani. Durante le notti sul 21 e sul 22 respinse vari attacchi delle pattuglie austrotedesche. Il mattino del 22 un bombardamento violentissimo si concentrò sul Pertica e la linea fu investita da reparti d’assalto che irruppero sulla posizione, ma contrattaccati dovettero ritirarsi. Il 24 e il 25 continuò incessante il bombardamento austrotedesco sulla medesima linea e contro Case Tasson, ma sempre la pronta reazione italiana costrinse gli assalitori a desistere. Il 27, dopo avere subito 112 perdite, fu sostituito da altri reparti.

Per il suo contegno durante le azioni con il Monte Rosa, Garbin fu decorato una seconda volta con la seguente motivazione: Garbin Gaetano, di Valdagno, capitano del 4° Reggimento Alpini, Medaglia di Bronzo: “Durante un attacco nemico, dava bell’esempio di calma e valore. Fermato l’impeto avversario con tiro preciso e nutrito, lo contrattaccava con risolutezza costringendolo alla fuga, dopo avergli inflitto gravissime perdite e avergli strappato i prigionieri. Case Tasson, 25 novembre 1917”.

Al battaglione Monte Rosa apparteneva anche il valdagnese Cocco Umberto, anni 24, figlio di Giovanni Battista e Savegnago Maddalena, scrivano abitante in piazza Roma 184. Arruolato nel 1914 al V reparto di Sanità, divenne poi aspirante ufficiale del 4° reggimento alpini.
Dopo i combattimenti del 21-27 novembre, il Monte Rosa era sceso a riposo all’Osteria del Poise. L’8 dicembre ritornò in linea a Col Moschin e Col del Gallo, il 12 contrattaccò per la riconquista di q. 1476 (sud di Col della Berretta) e infine combatté a Casera Spiadoni e a Cà d’Anna. Il 18 dicembre la 134ª compagnia del battaglione era schierata a quota 1472 a nord e sotto all’Asolone. Fu investita da un violento attacco austroungarico che la distrusse quasi completamente. Umberto Cocco, che comandava un plotone della 134ª, morì nel corso del combattimento.

di  Claudio Gattera