Località Monte di Muris
Programma
10.00 Raduno dei partecipanti sul piazzale della “baita”
10.30 Ricevimento delle autorità
10.50 Onori al Labaro della Associazione Nazionale Alpini
e al gonfalone della città di Udine
11.00 – Alzabandiera
– Allocuzioni
– Santa Messa celebrata dal cappellano Don Albino D’Orlando
accompagnata dal coro Amici della Montagna diretta dalla M.a Cristina Narduzzi
– Onore ai caduti con deposizione corone
Il Piroscafo Galilea era salpato da Patrasso in direzione Bari la mattina del 28 marzo 1942, ma nel porto del capoluogo pugliese non ci arrivò mai, inghiottita dal mare a poche miglia dalla costa greca. Questa fu la sorte della nave Galilea, piroscafo militare italiano colpito da un missile inglese durante la Seconda guerra mondiale.
Una vicenda che, seppur drammatica, continua a essere poco conosciuta e raccontata. Eppure nel tragico evento persero la vita ben 1075 persone. I superstiti furono infatti solo 280 su un totale di 1355 passeggeri. Notizia pubblicata sul portale barinedita.it e di sua proprietà.
La maggior parte erano alpini: soprattutto friulani che stavano rientrando dal territorio ellenico per andare a combattere sul fronte russo. Ma tra i deceduti si contarono anche diversi pugliesi che facevano parte dell’equipaggio o che, in qualità di carabinieri, stavano scortando alcuni prigionieri civili greci.
La notte del 28 marzo si compì la tragedia al largo dell’isola greca di Antipaxos, nel Mar Ionio. Un sottomarino inglese colpì con un missile il primo mezzo nemico trovata sulla sua rotta: era proprio la Galilea. Cominciò così un’agonia di cinque ore, dalle 22.50 fino alle 3 del mattino. Il piroscafo imbarcava acqua che con forza si diffondeva in tutti gli ambienti, nonostante questi fossero divisi in compartimenti stagni per evitare l’allagamento. E poi le luci vennero meno, la nave iniziò a piegarsi, mentre il panico dilagava a bordo: c’era chi si tuffava senza saper nuotare, chi in mare veniva colpito dalle eliche e chi invece provava a resistere alle acque gelide. Mio nonno molto probabilmente era nelle stive con i prigionieri, in attesa di un ordine di fuga che però non arrivò mai. Dei 1355 passeggeri si salvarono solo in 280. E la Galilea, ex lussuoso piroscafo civile della triestina Adriatica Società Anonima di Navigazione, si inabissò nello Ionio, lì dove giace ancora oggi il suo relitto.
E oggi di questa tragedia non resta ormai quasi più memoria…
In Friuli-Venezia Giulia è rievocata con commemorazioni annuali che celebrano i tanti alpini che non sono mai tornati a casa. Ma nel Meridione a ricordare la storia si trova solo un monumento posto in piazza Matteotti a Capurso su cui sono incisi i nomi dei caduti del paese. E poi c’è il Sacrario Militare dei Caduti d’oltremare di Bari, dove sono ospitate alcune salme recuperate sulle spiagge greche. Per il resto possiamo dire che la memoria della Galilea si sia anch’essa inabissata. Per questo credo che la mia ricostruzione sia importante: è un modo per rendere giustizia a tutti coloro che furono lasciati a morire a bordo di quella maledetta nave.
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