La conclusione dell’anno 1917

Riportiamo la morte di due alpini nel 1917 della quale siamo venuti a conoscenza solo recentemente.

– Il recoarese Camposilvan Marco –

L’alpino Peloso Giuseppe di Cornedo

Il recoarese Camposilvan Marco, anni 23, di Marco e Cornale Maria, fabbro abitante in contrada Molino di Sotto, inizialmente apparteneva al 6° reggimento alpini, battaglione Bassano. Il 17 aprile 1917 fu trasferito alla 441ª compagnia mitraglieri S. Etienne che, nell’autunno di quell’anno, si trovava nell’Alto Isonzo, inquadrata nella 19ª divisione, a guardia della linea Case Ardhiel – Monte la Cima. Il settore fu uno dei primi a essere travolto dall’offensiva austro tedesca di ottobre (Caporetto). Marco Camposilvan cadde in combattimento, probabilmente il 26 ottobre 1917. Il suo corpo non fu mai identificato, né risultò prigioniero, per cui fu dichiarato disperso sul campo.
Il valdagnese Visonà Isacco, anni 22, di Antonio e Zenere Maria, contadino, fu prima inquadrato nel battaglione Vicenza, poi passò al Val dell’Orco del 4° alpini e il 26 gennaio 1916 di nuovo al 6° alpini, battaglione Verona. Ammalatosi gravemente, dopo sei mesi di convalescenza rientrò al reparto ma il 28 novembre 1917 fu riformato per bronco alveolite. Morì il 10 dicembre dello stesso anno a Valdagno.

Di Peloso Giuseppe, anni 33, da Cornedo, alpino del battaglione Monte Berico, morto il 17 novembre 1917 per ferite riportate in combattimento, abbiamo parlato a suo tempo. Qui pubblichiamo la sua foto, che solo ora siamo riusciti ad avere.

E mentre il battaglione Monte Berico godeva dei pochi giorni di meritato riposo, sull’Altopiano, dopo la pausa seguita ai combattimenti del 4 – 5 dicembre, una nuova minaccia si profilava contro la linea italiana che si imperniava sui tre rilievi di monte Valbella – Col del Rosso – Col d’Ecchele, sul versante destro della val Frenzela.

Nel pomeriggio del 22 dicembre l’artiglieria austriaca iniziò il tiro di preparazione sulle linee italiane, intensificandolo all’alba del giorno successivo quando, alle 9,30, iniziarono gli attacchi del III corpo d’armata austroungarico e del gruppo Kletter. Il XXII corpo d’armata italiano si oppose validamente ma, nonostante la tenace resistenza, gli attaccanti riuscirono a sfondare la linea tra monte Valbella e il Col del Rosso, impadronendosi, oltre ai due rilievi, anche di monte Melago. Il 24 gli sforzi italiani portarono alla riconquista di monte Melago, ma a nulla servirono contro gli altri obiettivi e, il giorno successivo, Natale 1917, fu perduto anche il Col d’Ecchele. Solamente a sera ebbe termine la battaglia, quando anche gli avversari, duramente impegnati, rinunciarono a ulteriori tentativi. Il sacrificio della 2ª divisione italiana, la più direttamente coinvolta negli scontri e che denunciò circa 11.000 perdite, valse a contenere il tentativo di discesa avversario nella pianura vicentina. L’ultimo baluardo difensivo si stabilì pertanto sull’estremo ciglio sud – orientale dell’Altopiano dei Sette Comuni.

di  Claudio Gattera